
"Deborah?...
Ciao, ti chiamo perchè ho un problema con il mio cane... è un dobermann...
Domenica scorsa mi ha morso la mano e sono dovuto andare al pronto soccorso... mi hanno messo due punti...
Sinceramente è già da tempo che quando lo sgridiamo ringhia e diventa cattivo... ma è con me da quando aveva un mese e mezzo, ora ha un anno e tre mesi e io gli voglio un gran bene, non vorrei darlo via.
Ma ti ho chiamato perchè inizio ad avere paura, e anche i miei coinquilini non sono più tranquilli... sarebbe più facile darlo via, ma rimarrebbe solo il canile.
Voglio fare qualcosa per cambiare la situazione!"
Quando ti arriva una telefonata così ti preoccupi, pensi che magari la situazione è più grande di te, non vuoi fare dei danni a spese di altri.
Ma alle volte, come nel corso di questa telefonata, senti che non devi lasciarti andare al pregiudizio "dobermann = pericolo rosso!", perchè nella voce del padrone c'era convinzione, amore per il cane, voglia e coraggio di cambiare, e soprattutto ti ha dato l'idea di conoscere bene il suo cane, il modo di comunicare che usa il suo cane; e poi si è mosso al primo morso...
Infatti quando vi incontrate non devi descrivergli come comunica il suo cane, le posture e i segnali di avvertimento a cui deve prestare attenzione: è lui stesso che, alla pari di un narratore, ti descriva per filo e per segno tutto il "vocabolario" canino, quello che a te, siccome il tuo cane è il primo che tu abbia mai avuto, ti hanno dovuto pazientemente spiegare (con tanto di dvd e ore e ore di pratica!?).
E' sorprendente vero? A te non resta che offrire a questo ragazzo volenteroso la chiave per decifrare quello che già vede, fungere da dizionario, da interprete.
Il dobermann si è dimostrato un cane equilibrato, che dava i giusti segnali per avvertire che qualche cosa non gli andava a genio: sguardo fisso, postura tesa in avanti, orecchie basse rivolte all'indietro, ringhio sommesso, mostrava i denti...
Solo dopo mesi che il suo amorevole padrone, addirittura di fronte ad una sua postura di sottomissione (corpo raccolto, coda tra le gambe orecchie basse, testa bassa...con un'aria colpevole come riportato dal padrone), per l'ennesima volta ha reagito con rabbia e violenza fisica, dettata purtroppo anche dalla paura, lui, il cane, ha reagito ed ha morso: aveva perso anche lui la pazienza.
Ma è stato facile far capire al ragazzo che tutto è successo per una incomprensione linguistica. Ora lui sa di non dover aspettare che il cane arrivi a ringhiare prima di capire che qualche cosa (una carezza sull'addome mentre riposa) non è gradito al suo quattrozampe in quel momento; il padrone ora sa che per punire il suo cane quando combina qualche guaio non serve arrivare a picchiarlo per dimostrare chi comanda: questo tipo di informazioni vanno date e ribadite nel quotidiano, anche nel semplice gesto di dare la ciotola con la pappa al cane e nel toglierla, anche se non è vuota, se il cane si allontana; la punizione più grande per i nostri amici pelosi è quando li ignoriamo, perchè loro vivono per noi, e farebbero tutto per noi.
Quindi, alla fine dell'incontro con questo ragazzo volenteroso, la soddisfazione più grande per entrambi è stata quella di dire:"Coraggio, sei già a metà dell'opera!"
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